Da sempre ho sentito questa frase, uno di quei luoghi comuni, cinici e speculativi, come solo gli slogan sulla finanza sanno essere. Come se i mercati festeggiassero le bombe egli eserciti nelle strade.
Oggi con la Russia , che per rinverdire i fasti dell’orsosovietico cerca di riprendere il controllo , direttamente o indirettamente deiterritori che nei decenni scorsi ha lasciato, ho cercato riscontri a famoso slogan.
Vi condivido un solo grafico, che riprende l’andamento aggregatodei mercati azionari mondiali inoccasione dei principali conflitti degliultimi sessant’anni. Dal Vietnam, alla guerra nel Golfo, l’Afghanistan earrivando all’Iraq e alla crisi in Crimea.
In tutti i casi in coincidenza del conflitto o dell’invasione i mercati hanno uno spike ribassistanella conformazione grafica, che rientra altrettanto velocemente. A seguire, in un arco temporale di qualche mese , lo spike vieneriassorbito e il mercato torna al trend di fondo in essere.
Quindi , vado al luogo comune. Le guerre fanno salire leborse?
No, non direi. Direimeglio che i mercati hanno una reazione immediata di vendita indistinta eincondizionata in occasione di conflitti, rapidamente però chi può investe alivelli più bassi approfittando delle valutazioni più convenienti . Nell’arco di un tempo relativamente breve ,dai 6 ai 12 mesi, l’effetto passa e il mercato torna valutare i titoli in base aifondamentali. A questa considerazione aggiungete che i mercati moderni hanno movimenti più rapidi repentini.
Conclusione:
Chi è investito osservi, ma senza panico.
Per chi invece non fosse investito il suggerimento è diincrementare la quota di azionario in portafoglio con decisone.
Si, forse la finanza è cinica e speculativa….